Un viaggio a Riviera Nayarit



Un viaggio a Riviera Nayarit

Giorno 1: Puerto Vallarta- Chacala

Era da tanto che programmavo un viaggio così poco prevedibile, forse la compagnia autoctona mi rassicurava sull'improvvisazione, ma nonostante questo, si sa come è difficile trovare un compagno di viaggio con cui poter adattarsi a cambiare piano ogni minuto, e prendere decisioni su qualunque cosa, che strada prendere, che ristorante provare, di quale tassista fidarsi. Ed é il bello del viaggio della vita, ogni momento siamo di fronte a decidere qualcosa, a volte qualcosa di grande che può cambiare il destino dei piani futuri, a volte siamo accompagnati, ma ogni decisione alla fine risulta personale. A volte sbagliando strada, troviamo qualcosa di ancora pi'u interessante, ci allontaniamo dalla meta, ma ci avviciniamo a una sorpresa piú simile a quello che volevamo.
Dopo piú di un anno di blocco dello scrittore, riprendo con il tour, il viaggio continua sempre e costante, anche se a volte silenzioso e non raccontato, e ricomincio dall'ultimo viaggio, dopo 13 mesi di Messico.

Per dare qualche suggerimento a chi di tanta improvvisazione non è, c’è da dire che arrivando all’aeroporto di Puerto Vallarta ci sono varie opzioni di trasporto economico, soprattutto con i  “camiones”. Il fatto ‘e che in un camion - per capire un bus più o meno antiquato - ti da quella sensazione non sono di star viaggiando in un paese esotico, ma di star viaggiando CON chi fa quella strada parecchie volte al giorno  o per lo meno l'ha fatta. Con i turisti non sono di tante parole, ma visto tutto, nemmeno con i messicani turisti che vanno con in giro con le güeras - le bionde o con la pelle bianca. Di fatto, preso il bus per Sayulita, non so chi ne come ci sveglia per sapere dopo un’oretta e mezza di tragitto dove era la nostra fermata, e ci avvisa che ci eravamo passati da più di un-ora. Giusto per iniziare bene e senza imprevisti, non fidarti mai che ti avvisino della fermata, soprattutto se stai dormendo. Alternative: tornare indietro per ricomporre la rotta pensata, o trovare un’alternativa, alla fine eravamo solo più a nord, parecchio più a nord di Sayulita, ma sempre lungo la costa. Chiedendo alla biglietteria, la ragazza che mi guarda come fossi un extra terrestre perché abbiamo passato la fermata da più di un’ora e perché chiedo come fare a saper la fermata… del resto poi capisco dal fatto che la ragazza, nata e vissuta per quei dintorni, non era praticamente mai andata al mare in vita sua, nè a Sayulita nè in nessuna spiaggia che potesse raccomandare, mi immagino come sia vedere una  turista che fa una richiesta fuori dal sistema sociale prestabilito. 
Non importa, alla fine tra un panettiere e una tipa della stazione, riusciamo a scoprire il nostro nuovo destino, la playa Chacala. Non sapendo molto bene come arrivare, ci facciamo accompagnare da un tassista, il meno taccagno disponibile, anche nelle parole, dato che solo del suo racconto sarebbe necessario un articolo a parte. Vita e famiglia negli States, ritorno per il Messico, Las Vegas, Phoenix… ma gli mancava la sua Peñita.

A Chacala



il miglio pesce Sarandeando mai mangiato in vita mia - non ne avevo mai mangiato uno ma posso scommettere che poteva essere il migliore di secoli, raccomandazione di Abel, il tassista.
Cielo nuvoloso, ma acqua caldissima, tantissime onde, una spiaggia di pochi metri ma con quei 4 o 5 ristoranti che possono avere di tutto. 
Hotel, probabilmente il più sporco e il meno selezionato, ma per 350pesos in due, con acqua calda e aria condizionata, gli scarafaggi é stato sufficiente mandarli fuori percheé non riestassero.
Ah e la cosa più buona, dei dolci di cocco venduti da un signore del posto, imperdibili.
La sera tutto chiudeva alle 22, siamo riusciti a farci strappare un whiskey on te rock dall'ultimo bar sulla costa aperto pagando quando già non c’era più nessuno ai tavoli. Ma si sa, a volte in due, o in uno, non è necessario molto di più di una sedia di plastica, di fronte il rumore delle onde, oscurità, solitudine.

Giorno2: Chacala - Sayulita

Perdersi per scoprire casualmente posti imprevisti, non ha prezzo. Un altro taxi, un altro con voglia di parlare, e siamo a Sayulita. Tutta un’ altra cosa, vita negozi, stranieri parlando inglese da tutte le parti, e soprattutto tale da surf in ogni angolo.
La spiaggia lunga, tanti bar hotel e ristoranti, noi siamo riusciti a cavarcela con un 700 pesos con bagno in camera e una stanza pulita, credo si chiami la Gradinata.
Il tempo variabile, ma non ho mai visto tanti surfers districarsi così. Dopo una minisiesta ci cattura l'attenzione un bar molto hippie, una specie di capanna con murales dipinti con menu, e un margarita non me lo toglie nessuno.
Il pranzo, si raccomandano los tacos e i piatti del Marys, era facilmente il posto con più gente, e io confermo che amo i tacos di Marlin. Salse piccantissime. 
La sera in Sayulita è una festa, il zocalito - le piazza principali di una città sono zocalos in Messico - con raggaeton, ma al lato non poteva andarci meglio, tavoli fuori, musica in vivo con percussione e chitarra, fino alle 3am. 

Giorno 3: Sayulita - Bucerías - Punta Mita

Di nuovo un bus, questa volta abbastanza pieno e caldino, verso Punta Mita. Il trasbordo a Bucerías e un delle improvvisazioni più interessanti del viaggio, nell’aspettare il bus qualcosa mi dice che era buona opzione andare a bagnare i piedini nella spiaggia. Ed effettivamente, dai piedini siamo arrivati a un bagno rinfrescante, con la minivaligia, la mia limonata naturale freddissima, e le onde, immancabili per il Pacifico.


Il cielo finalmente terso, si poteva vedere la costa di dove ci saremmo spostati dopo, un po’ più a nord. Dope un’ora rifocillante seguiamo la rotta del bus, e arriviamo a Punta Mita, uno dei posti probabilmente più strani del tour; molto turistica per le strutture, dato che da li é la partenza delle barchette per le famose Islas Marietas, attrazione must della riviera. Ma la spiaggia molto ristretta, roccosa e quasi inaccessibile,  spostandosi dall' hotel - quello si, probabilmente il più lussuoso e sempre con 700 pesos, ma probabilmente l'unica notte poco accertata - il pranzo più caro e meno rustico, e più in la una sensazione di solitudine più sinistra, all'improvviso un gruppo di bambini del posto giocando a calcetto, cani senza briglia pieni di sabbia, persone poco curate e allontanandosi dietro alla spiaggia, nulla, una via principale. Niente paese, niente negozi. Forse la piccola deviazioneé causa di tensioni  nella coppia di viaggiatori, che sentono il bisogno di un momento di separazione.  Vagando la sera per tutta la via, l'unica via del paesino, fino arrivare al fondo, persone ferme in bungalow senza sapere esattamente cosa facessero, i pochi vivi che mi guardano, mi parlano e mi chiedono se ho stavo cercando qualcosa. Ignoro tutto, in relata vagavo senza cercare, pensando, senza obiettivi, un po’ disperante,  vado al super 24 ore vicino alla super strada e mi prendo un cornetto rifocillatore. Un altro gruppo di giovani che si zittisce quando passo, probabilmente immersi nei loro “viaggi” o magari no, sollazzandosi innocentemente nella loro pigrizia.
Decisamente non un buona tappa, ma per tutto bisogna passare.

Giorno 4: Bucerias - Punta Mita/Marietas 

Dato che avevamo pensato aspettare il giorno dopo per il passaggio alle islas marietas, non era stato ben approfittato, ma non ci facciamo fermare dalla pigrizia, e dopo la colazione alle 8 con questa vista





 e una notte non così tranquilla, di nuovo la preferita, Bucerías con ricerca di ostello - probabilmente il migliore qualità prezzo addirittura con terrazzetta e 300 pesos. La nostra mattinata approfittando del soletto, un paio di mojitos,  un po’ di allegria e di nuovo a Punta Mita, un’oretta di calore e trasporto soffocato.

Las islas maristas, come mi aspettavo, é un isoletta consorte naturali, il cui aspetto in foto ‘é spettacolare,

anche se forse le aspettative delle immagini da google la facevano più imponente. Il fatto è che come quasi tutte le attrazioni turistiche, perde la magia, con il tour di foto, manca silenzio e senso di contemplazione, ma d’altra parte non si può  cercare nemmeno qualcosa che non  fa parte del piano sociale. Un piccolo snorkling e tanta fauna, granchi pesci pagliaccio, blue-footies-boobies con le zampetta azzurre.

Al ritorno a Bucerias, uno dei tramonti più belli, con uno dei ristoranti più malinconici, suonando Banda, quasi vuoto, solo qualche venditore, una cena di pesce al Chivero, altamente raccomandata.

La sera, l’ultima in riva del pacifico, termina cosí, con una birra sul balcone di casa, senza pretese, con conversazioni intense, preoccupazioni, convivenze difficili , problematiche del futuro. Ma anche così, ha la sua ragione di continuare.

GIorno 5: la Higuera Blanca



Senza fermarsi fino all[ultima, l’ultima mattina viaggio di un’oretta in bus a la Higuera Blanca, la spiaggia piú deserta vista nella vacanza, nel paese piú sperduto che abbia visto. Arrivati al centro con il bus, zero turisti, una cammina ta lunga alla fine ci porta in mezzo alla selva che sfocia e non nascondo la fatica il sole a picco, la sete, ma il bagno forse pi’u goduto, onde immancabili, l'acqua più trasparente, e nessuno, assolutamente per kilometri. Solo selva intorno, due surfer in lontananza, e un'ora di gloria. 
Il ritorno faticoso, e un’esperienza insolita: un rider, un signore ci vede aspettare sulla super strada e in un angolo minimo di ombra, e ci prende perché casualmente passa da Bucerias, dove avevamo i bagagli che ci aspettavano per imbarcare. Come un tassista, ma con aria condizionata e un camioncino impeccabilmente pulito, il signore di Mixoacan ci racconta del suo lavoro di Mantenimiento di case di Canadesi, sembra che fosse una minoranza importante, gente che va in vacanza e capisce che il clima terribilmente freddo non fa per loro e che poco più a sud un paradiso di calore, per ch viene con il benessere economico del nord. 
Che dire, le vite possono essere così diverse, quello che ti porta casualmente a lavorare in un luogo, può accompagnare parte delle tue scelte di vita, può portare a incrociarsi con vite di altri, con vite di solo qualcuno ma infinitamente importante, per sempre o quasi.

Con una doccia rinfrescante, si riparte per l’aeroporto como fossero state le  mille e una notte. 

Ed é cosi, a volte sentiamo di dover camminare, di spingerci al limite, di provare conoscer sbagliare cammino, andare soli o fari accompagnare, non si può capire come si possa star soli cercando di condividere, e non si può capire il livello di condivisione, di felicità, così diverso in ognuno che a volte non sappiamo e pretendiamo di aspettarci che l’altro in questo mondo sia come noi. Ma non c’e una regola, non un schema, tra i vari tassisti, alberghieri e baristi che ti scambiano una parola o esperienze di vita, a volte ci fanno un grande regalo.


Commenti

Post popolari in questo blog

L'ARRIVO

Bangkok - giorno 2

#23F o 15 M-alasaña